Gli interventi hanno carattere integrato, in quanto possono prevedere
il coinvolgimento sia di soggetti privati che pubblici.
L’ambito degli interventi dovrebbe essere circoscritto ai soli comuni
con popolazione pari o inferiore a 200.000 abitanti, salvo diversa
previsione a favore della facoltà di scelta da parte dei comuni.
Gli interventi, si legge nella proposte presentate, dovrebbero essere
realizzati non soltanto all’interno del perimetro dei centri storici,
ma anche negli insediamenti urbanistici, individuati con decreto
interministeriale e con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, cui
assegnare il marchio di “borghi antichi d’Italia”
Una proposta di legge fa riferimento a queste zone prevedendo una
riqualificazione e valorizzazione come centri commerciali naturali,
intesi come “insiemi organizzati, anche in forma societarie, di
esercizi commerciali, di strutture ricettive, di attività artigianali e
di servizio, in cui si concentra un’offerta differenziata di prodotti,
di servizi e di attività da parte di una pluralità di soggetti”.
Prevista anche l’istituzione presso il Ministero dell’economia e delle
finanze del Fondo nazionale per il recupero e la tutela dei centri
storici e dei borghi antichi d’Italia per il riparto delle risorse
assegnate previa intesa in sede di Conferenza unificata.
Una proposta prevede altresì che il Ministro delle infrastrutture e dei
trasporti presenti una relazione annuale al Parlamento riguardante lo
stato di attuazione della legge relativa a questi borghi.
Trattandosi di interventi di rango legislativo primario, verrà seguita
la prassi dell’uso dello strumento della legge non prevedendo un
obbligo per i Comuni di attuare gli interventi di recupero, ma
semplicemente una facoltà.
il coinvolgimento sia di soggetti privati che pubblici.
L’ambito degli interventi dovrebbe essere circoscritto ai soli comuni
con popolazione pari o inferiore a 200.000 abitanti, salvo diversa
previsione a favore della facoltà di scelta da parte dei comuni.
Gli interventi, si legge nella proposte presentate, dovrebbero essere
realizzati non soltanto all’interno del perimetro dei centri storici,
ma anche negli insediamenti urbanistici, individuati con decreto
interministeriale e con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, cui
assegnare il marchio di “borghi antichi d’Italia”
Una proposta di legge fa riferimento a queste zone prevedendo una
riqualificazione e valorizzazione come centri commerciali naturali,
intesi come “insiemi organizzati, anche in forma societarie, di
esercizi commerciali, di strutture ricettive, di attività artigianali e
di servizio, in cui si concentra un’offerta differenziata di prodotti,
di servizi e di attività da parte di una pluralità di soggetti”.
Prevista anche l’istituzione presso il Ministero dell’economia e delle
finanze del Fondo nazionale per il recupero e la tutela dei centri
storici e dei borghi antichi d’Italia per il riparto delle risorse
assegnate previa intesa in sede di Conferenza unificata.
Una proposta prevede altresì che il Ministro delle infrastrutture e dei
trasporti presenti una relazione annuale al Parlamento riguardante lo
stato di attuazione della legge relativa a questi borghi.
Trattandosi di interventi di rango legislativo primario, verrà seguita
la prassi dell’uso dello strumento della legge non prevedendo un
obbligo per i Comuni di attuare gli interventi di recupero, ma
semplicemente una facoltà.