Sempre più ingegneri salutano l’Italia

Data:
24 Marzo 2008

Una ricerca della
Fondazione Politecnico di Milano offre però una diversa prospettiva: a parità di
dimensioni, le nostre aziende assumono in media la metà di ingegneri rispetto a
Francia e Germania (14.184 assunzioni in Italia contro le 33.756 della Francia e
le 56.379 della Germania). E le distanze sono più ampie se si considerano i
comparti tipici del made in Italy (alimentare, bevande e tabacco, industria del
legno). Mentre si riducono tra le grandi aziende e quelle dei comparti
dell’informatica, elettronica e tic. Ma proprio il dominio delle pmi (sono il
95% del totale) e la modesta diffusione di aziende hi-tech sono due tratti
caratteristici dell’economia italiana. Non meraviglia, allora,l’annotazione di
Almalaurea secondo cui 400 ingegneri laureati nel 2006 hanno scelto di
trasferirsi all’ estero (entro un anno dal titolo) perchè nei Paesi stranieri si
trova un lavoro migliore (è la principale ragione del trasferimento, nel 37% dei
casi di tutti i laureati che varcano i confini nazionali). In assoluto, la
percentuale di laureati che lavorano all’estero a un anno dal titolo è passata
dall’1% degli occupati del 1999 al 4% del 2006.
Mai problemi non riguardano
solo il lato della domanda: le aziende, dal loro canto, lamentano i limiti della
formazione dei giovani ingegneri italiani, poco focalizzata sulle tematiche di
tipo gestionale-organizzativo, il che si traduce spesso nell’incapacità di
trasformare le conoscenze in valore aggiunto sul lavoro. Non sorprende allora
che il maggior appeal verso le imprese venga registrato dai nuovi settori
dell’ingegneria, quelli con un approccio più orientato al mercato.
Una
ricerca dell’agenzia per il lavoro Page Personnel rivela che una delle
professioni più ricercate dalle imprese italiane lo scorso anno è stata
l’ingegnere consulente brevettuale, che analizza i prodotti con la prospettiva
di identificare soluzioni brevettabili. Un mix di competenze tecniche e legali,
che offre ai professionisti stipendi di tutto rispetto: per i neolaureati la
retribuzione annua si aggira tra i 25mila e i 28mila euro lordi annui, mentre
per figure con un’esperienza da tre a cinque anni si superano i 33mila euro. Lo
stesso discorso vale per i programmatori Plc: lo stipendio iniziale in questo
caso si aggira intorno ai 20mila-25mila euro, per superare i 33mila dopo cinque
anni di esperienza.


Ad un anno dal conseguimento del titolo, secondo l’ultima
indagine di Almalaurea, lavora il 76,5% degli ingegneri, seguiti dal 75,8% dei
laureati in materie relative all’insegnamento e dai preparatori fisici (75,4%).
Venticinque-ventottomila euro è la retribuzione media annua lorda per un
ingegnere consulente brevettuale secondo Page Personnel; un programmatore
guadagna da 20mila a 25mila euro l’anno, un project engineer dai 24mila ai
28mila euro.


Fonte: Luigi Dell’Olio su Il Sole 24 Ore del 17 marzo
2008