Taranto, allarme diossina in centinaia di allevamenti

Data:
23 Ottobre 2008

Proprio dall´Abruzzo sino ad oggi sono piovuti i responsi che hanno
imposto il vincolo sanitario ad otto allevamenti. Al centro della
riunione l´ultimo caso di positività alla sostanza tossica. La capra
appartiene ad un allevamento che dista oltre dieci chilometri dalla
zona industriale in cui svettano anche gli impianti dell´Ilva. Un
imponente agglomerato di camini e ciminiere epicentro dell´emergenza.
Quel segnale inquietante allarga in maniera esponenziale l´area in cui
potrebbe aver agito il veleno silenzioso che si è trasformato in un
incubo per Taranto. Per questo si è deciso di allargare la rete dei
controlli. Il raggio degli accertamenti è stato portato a venti
chilometri dalla zona industriale a ridosso della città.
"Faremo prelievi in un centinaio di allevamenti", conferma Michele
Conversano, responsabile del centro multizonale di prevenzione di
Taranto. "Controlleremo il latte – spiega – e in caso di positività
anche il foraggio". In attesa di questa nuova e più ampia mappatura si
fanno i conti con le prime conseguenze della contaminazione.
Le diossine a novembre faranno strage di pecore, capre ed agnellini.
Fino ad ora sono più di 1300 i capi di bestiame per i quali è stata
decretata la morte. Per abbatterli, però, vanno risolte alcune
complicazioni. A cominciare dall´individuazione di un macello che
garantisca il corretto smaltimento delle carcasse. Sarebbe una beffa,
infatti, ritrovarsi sulle tavole quelle carni infette.
Intanto, però, negli ovili continuano a nascere agnelli da capi
contaminati. È come se fossero già carne da macello. La nuova raffica
di test è seguita con attenzione anche dalla procura di Taranto che da
quest´estate ha aperto un fascicolo con l´ipotesi di avvelenamento di
sostanze alimentari.
L´inchiesta è condotta dal procuratore Franco Sebastio e dal sostituto
Mariano Buccoliero. I due magistrati hanno affidato una perizia ad un
pool di tre periti. Il loro compito è quello di individuare con
certezza la fonte dei veleni che hanno inquinato gli otto allevamenti
sottoposti a vincolo sanitario.
Intanto la città si spacca sul referendum per la chiusura dello
stabilimento siderurgico promosso da Taranto Futura. Dopo la sentenza
con la quale il Tar di Lecce ha imposto al Comune di avviare le
procedure per la consultazione su base territoriale, il comitato sta
facendo incetta di adesioni. "Stiamo raccogliendo centinaia di
consensi", dice l´avvocato Nicola Russo, del comitato referendario. "La
gente ha compreso che i posti di lavoro non si possono barattare con la
salute.
L´emergenza ambientale – conclude – oramai è nota. È giunto il momento
di passare ai fatti". Fredda, invece, la reazione della classe
politica, poco incline a condividere la battaglia per la chiusura del
siderurgico. Fanno paura quei tredicimila posti che potrebbero svanire
con la gigantesca fabbrica.
"È un pericolo che non esiste", taglia corto Nicola Russo. "In caso di
chiusura gli operai sarebbero impiegati nella bonifica della zona".
Articolo di Mario Diliberto