Interessante proposta di Rodolfo Nobile, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Taranto
“Una Borsa dell’ingegneria per rispondere
alle effettive esigenze del mercato del lavoro”.
“Una Borsa dell’ingegneria per rispondere
alle effettive esigenze del mercato del lavoro”.
Da oltre dieci anni Rodolfo Nobile è il Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Taranto. Ingegnere civile, sottosezione trasporti, il Presidente Nobile, classe ‘37, nell’ambito ordinistico ha ricoperto numerosi incarichi, da consigliere a tesoriere sino alla vice presidenza. Attualmente l’Ordine di Taranto conta più di 1.800 iscritti.
D: Ingegner Nobile, partiamo dal recente Congresso Nazionale di La Spezia: qual è il suo giudizio sulla manifestazione?
R: “Io sostengo che i congressi, così come sono strutturati attualmente, hanno fatto il loro tempo. La nostra categoria ha ormai così tanti ambiti di interesse in svariati campi che è praticamente impossibile discuterli ed esaminarli in pochi giorni di congresso. Ecco perché credo sia utile dar vita ad incontri tematici, per aree specifiche: in fondo l’ingegneria ha ben ventuno indirizzi di laurea e ciò sta a dimostrare la vastità delle competenze professionali che ci riguardano. Si tratta di una proposta che ho avanzato nella recente assemblea dei Presidenti tenutasi a Matera”.
D: Parliamo ora dell’Ordine di Taranto: come è strutturata la vostra attività di organizzazione di corsi di aggiornamento e di formazione nei confronti degli iscritti e dei colleghi in generale?
R: “Purtroppo in molti casi ci stiamo sostituendo all’università. Mi spiego. A Taranto è attiva la sezione staccata del Politecnico di Bari che però per quanto concerne la laurea quinquennale prevede unicamente la specializzazione in Ingegneria per l’ambiente e il territorio. Ciò fa sì che l’università sforni troppi ingegneri civili, e il mercato e la nostra città non riescono di certo ad assorbirli. Ecco quindi l’intervento dell’Ordine, che mira ad una riqualificazione dei neo laureati con una serie di corsi ad hoc, penso, soltanto per fare un esempio, a quelli sulla 818, sulla normativa antincendio. Il mercato del lavoro al giorno d’oggi richiede soprattutto ingegneri elettrici, meccanici, specializzati nei procedimenti industriali: noi cerchiamo di indirizzare i ragazzi in tal senso. Frequentare l’università costa parecchio, in termini economici, sia alle famiglie sia allo Stato; per questo motivo è fondamentale scegliere dei corsi di studio che rispondano al meglio alle esigenze e alle richieste del mercato. A tal proposito, sarebbe davvero utile poter istituire una sorta di ‘Borsa dell’ingegneria’, coordinata dal CNI e in collaborazione con le istituzioni nazionali, internazionali e le associazioni del mondo economico e sociale, con il compito di formulare delle proiezioni future per la categoria. Individuare quali potranno essere gli scenari nei prossimi anni che investiranno la professione e quindi riuscire ad essere in sintonia con le richieste del mondo economico, industriale ed occupazionale.
L’obiettivo deve essere quello di formare degli ingegneri che trovino subito un lavoro consono alle proprie esigenze e competenze. Insomma, l’ingegneria moderna deve essere dinamica e non statica, il mercato cambia e si trasforma in continuazione, mentre i corsi di laurea per anni rimangono sempre gli stessi. Bisogna essere al passo con i tempi, altrimenti succede – come purtroppo accade sempre più di frequente – che molti ragazzi vengono reclutati da aziende all’estero andando ad arricchire, con eccellenze e competenze nostrane, altri Paesi che si trovano dei professionisti preparati senza aver speso neanche un euro per la loro formazione”.
R: “Purtroppo in molti casi ci stiamo sostituendo all’università. Mi spiego. A Taranto è attiva la sezione staccata del Politecnico di Bari che però per quanto concerne la laurea quinquennale prevede unicamente la specializzazione in Ingegneria per l’ambiente e il territorio. Ciò fa sì che l’università sforni troppi ingegneri civili, e il mercato e la nostra città non riescono di certo ad assorbirli. Ecco quindi l’intervento dell’Ordine, che mira ad una riqualificazione dei neo laureati con una serie di corsi ad hoc, penso, soltanto per fare un esempio, a quelli sulla 818, sulla normativa antincendio. Il mercato del lavoro al giorno d’oggi richiede soprattutto ingegneri elettrici, meccanici, specializzati nei procedimenti industriali: noi cerchiamo di indirizzare i ragazzi in tal senso. Frequentare l’università costa parecchio, in termini economici, sia alle famiglie sia allo Stato; per questo motivo è fondamentale scegliere dei corsi di studio che rispondano al meglio alle esigenze e alle richieste del mercato. A tal proposito, sarebbe davvero utile poter istituire una sorta di ‘Borsa dell’ingegneria’, coordinata dal CNI e in collaborazione con le istituzioni nazionali, internazionali e le associazioni del mondo economico e sociale, con il compito di formulare delle proiezioni future per la categoria. Individuare quali potranno essere gli scenari nei prossimi anni che investiranno la professione e quindi riuscire ad essere in sintonia con le richieste del mondo economico, industriale ed occupazionale.
L’obiettivo deve essere quello di formare degli ingegneri che trovino subito un lavoro consono alle proprie esigenze e competenze. Insomma, l’ingegneria moderna deve essere dinamica e non statica, il mercato cambia e si trasforma in continuazione, mentre i corsi di laurea per anni rimangono sempre gli stessi. Bisogna essere al passo con i tempi, altrimenti succede – come purtroppo accade sempre più di frequente – che molti ragazzi vengono reclutati da aziende all’estero andando ad arricchire, con eccellenze e competenze nostrane, altri Paesi che si trovano dei professionisti preparati senza aver speso neanche un euro per la loro formazione”.
D:Taranto e l’ingegneria: qual è la situazione professionale nel vostro territorio? Vi sono ancora possibilità occupazionali per gli ingegneri oppure la crisi che sta investendo il Paese coinvolge anche i professionisti del nostro settore?
R:“La situazione nel Tarantino, per quanto concerne l’occupazione, non è certamente brillante. Da noi vi sono grandi industrie – penso all’Ilva, alle raffinerie, ai cementifici – che però qui si sono calate unicamente con le loro propaggini operative, il cervello è altrove.
Spesso quindi sorgono dei conflitti, anche da un punto di vista di impatto ambientale: nessuno discute il fatto che si tratti di industrie strategiche a livello nazionale. Eppure sono state aperte tante inchieste, i mass media continuano ad occuparsene: a Taranto vi sono acciaierie imponenti e ci vorrebbe una tecnologia notevolmente avanzata per eliminare i danni ecologici al territorio che si sono perpetrati in questi anni. L’ingegnere in tale ambito dovrebbe e potrebbe avere un ruolo importante, ma con tali industrie il colloquio è praticamente inesistente. Si tratta di un sistema industriale che realizza un’alta produzione, ma la formazione di operai specializzati, tecnici qualificati e laureati è poi vanificata dal fatto che ad un certo punto arrivano le realtà straniere con offerte allettanti ed ecco che mano d’opera e ‘cervelli’ si trasferiscono, con conseguente impoverimento del nostro territorio. Di conseguenza molti neo laureati ingegneri tarantini lavorano in giro per l’Europa, ma anche in America del Sud, addirittura in Cina. E invece credo che dovremmo utilizzare al meglio tali potenzialità qui, sul territorio”.
Spesso quindi sorgono dei conflitti, anche da un punto di vista di impatto ambientale: nessuno discute il fatto che si tratti di industrie strategiche a livello nazionale. Eppure sono state aperte tante inchieste, i mass media continuano ad occuparsene: a Taranto vi sono acciaierie imponenti e ci vorrebbe una tecnologia notevolmente avanzata per eliminare i danni ecologici al territorio che si sono perpetrati in questi anni. L’ingegnere in tale ambito dovrebbe e potrebbe avere un ruolo importante, ma con tali industrie il colloquio è praticamente inesistente. Si tratta di un sistema industriale che realizza un’alta produzione, ma la formazione di operai specializzati, tecnici qualificati e laureati è poi vanificata dal fatto che ad un certo punto arrivano le realtà straniere con offerte allettanti ed ecco che mano d’opera e ‘cervelli’ si trasferiscono, con conseguente impoverimento del nostro territorio. Di conseguenza molti neo laureati ingegneri tarantini lavorano in giro per l’Europa, ma anche in America del Sud, addirittura in Cina. E invece credo che dovremmo utilizzare al meglio tali potenzialità qui, sul territorio”.
D:Come sono i vostri rapporti con le istituzioni locali e le varie associazioni di categoria?
R“Con le istituzioni locali abbiamo dei buoni rapporti: con il Comune di Taranto abbiamo relazioni costanti, loro ci chiamano in casi di consulenze tecniche e noi – per fare un esempio – abbiamo mandato alcuni ingegneri a svolgere degli stages presso l’ufficio tecnico comunale.
Per quanto riguarda il mondo delle associazioni, interagiamo costantemente con l’Agi, l’associazione dei giovani ingegneri, che spesso ci chiede di organizzare dei corsi di formazione e di aggiornamento”.
Per quanto riguarda il mondo delle associazioni, interagiamo costantemente con l’Agi, l’associazione dei giovani ingegneri, che spesso ci chiede di organizzare dei corsi di formazione e di aggiornamento”.
D: Cosa ne pensa delle Federazioni professionali degli Ordini? Crede che possano essere uno strumento utile per far crescere ulteriormente la categoria?
R: “Le Federazioni sono sicuramente uno strumento molto utile per stabilire e mantenere i rapporti con le istituzioni a livello regionale. Penso alla nostra Federazione pugliese: ci riuniamo periodicamente ed abbiamo instaurato un proficuo rapporto con la regione, anche se vorremmo avere maggiori contatti con il settore tecnico regionale, ambito sicuramente di nostra competenza.
A questo punto però è necessario che le Federazioni siano istituzionalizzate, non certo però per diventare un organismo pletorico, ma agile e capace di rispondere in maniera adeguata alle esigenze della collettività, intervenendo nell’interesse generale e mai particolare”.
A questo punto però è necessario che le Federazioni siano istituzionalizzate, non certo però per diventare un organismo pletorico, ma agile e capace di rispondere in maniera adeguata alle esigenze della collettività, intervenendo nell’interesse generale e mai particolare”.