La semplificazione mette in crisi gli Ordini professionali. Tra le norme che secondo il ministero non hanno più “valore’, e che, dunque, è bene cancellare, figurano infatti la legge 897/1938 sull’obbligatorietà dell’iscrizione all’albo per svolgere la professione, la legge 1815/1939 che stabilisce la denominazione delle associazioni professionali e l’informazione agli Ordini e il decreto legislativo luogotenenziale 382/1944 sui consigli di Ordini e Collegi.
Una vera rivoluzione che ha mandato in frantumi le fondamenta sulle quali si basano gli ordini professionali nelle loro guerre di opposizione alle associazioni professionali. “Stiamo completando — dice Raffaele Sirica, presidente del Consiglio nazionale degli architetti e leader del Cup, il Comitato riunisce gli Ordini – il censimento delle leggi da abrogare nell’allegato al decreto. Il compito è complicato per la mole di materiale e perché occorre ricostruire i nessi con la legislazione successiva”.
“Siamo veramente sorpresi – replica Giuseppe Lupoi, Presidente del Coordinamento Libere Associazioni Professionali – che gli ordini professionali invochino la rivitalizzazione di una legge, come la legge 1815/1939 promulgata dal governo fascista nell’ambito della campagna contro gli ebrei. Non abbiamo altre parole”. Dalla parte del Governo si schiera anche Giorgio Trenti coordinatore dell’albo degli aziendalisti, i professionisti che hanno competenza in materia d’economia aziendale. “La legge che introdusse il divieto di costituire società tra professionisti – obietta Trenti – non aveva più valore, dopo l’art. 24 della L. 266 del 7/8/1997 che abolì il divieto di costituire società tra professionisti. Adesso è opportuno completare la riforma professionale togliendo ogni privilegio in contrasto col libero mercato”.