Veleni all’Ilva, bloccati i cantieri

Data:
26 Gennaio 2009

Le prescrizioni sono nove e sono indicate dal direttore generale
del ministero, Gianfranco Mascazzini, in una nota del 13 ottobre
del 2008. «Si tratta – dice però l´azienda nel ricorso al Tar, nel
quale chiede ai giudici amministrativi proprio di annullare questa
nota – di prescrizioni irragionevoli: c´è già un esaustivo piano di
catatterizzazione che ha dimostrato l´insussistenza di fattori
inquinanti. In questo momento – continua – noi abbiamo la necessità
di poter disporre di un quadro autorizzativo certo e definito in
relazione all´ingente investimento economico e organizzativo
costituito dalle opere da realizzare a anche alle ragioni di
urgenza rappresentate dalla necessità, invocata dalla regione
Puglia e dagli enti pubblici locali, di mitigare l´impatto
ambientale dello stabilimento prima possibile». L´Ilva parla di un
vecchio piano di caratterizzazione che però viene contestato dal
ministero: secondo Mascazzini i campioni inquinanti sono più di
quanti dice l´Ilva e soprattutto contesta il discorso
sull´inquinamento delle acque.

Secondo l´azienda, infatti, l´inquinamento della falda è dovuto «a
elementi di criticità riconducibili a un pregresso e generale stato
di degrado e dissesto del territorio provocato, per lo più, dalla
tolleranza di discariche abusive, da scarichi incontrollati nei
corsi d´acqua superficiali, dalla mancanza di un moderno ed
efficace sistema fognario per gli insediamenti urbani, dall´assenza
di impianti pubblici effettivamente in grado di assicurare lo
smaltimento dei rifiuti e la depurazione dei reflui». «Ma la
contaminazione delle acque di falda – dice il ministero – non
sembra che possa essere riconducibile a fonti esterne all´Ilva:
tale ipotesi formulata dalla società non appare affatto dimostrata,
né motivata dalla documentazione».

Prima ancora che dai giudici, la situazione potrebbe essere
sbloccata dal Comune che potrebbe concedere comunque la concessione
a costruire: l´amministrazione, però, non vuole farlo senza il via
libera del Ministero. «A meno che – dice – l´Ilva non si impegni a
distruggere le opere realizzate se non a norma». «Ipotesi
impraticabile» risponde l´azienda. Il Tar di Lecce dovrebbe
decidere già la prossima settimana.

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