Le professioni nell’agenda politica

Data:
24 Febbraio 2009

Magari anche superando le resistenze degli ingegneri che, per Vitali,
sono solo frutto «di antichi retaggi e rischiano di scontrarsi con la
necessità di modernizzare i sistemi». Un nodo questo particolarmente
delicato per i periti industriali che da anni attendono una riforma che
istituisca una casa comune nella quale possano confluire gli attuali
professionisti di I livello. Una scelta che garantirebbe, nello stesso
tempo, un futuro a queste categorie professionali che qualcuno vorrebbe
condannare all’estinzione.
Domanda. Onorevole, quindi nessuna dimenticanza da parte della politica
del mondo delle professioni intellettuali?
Risposta. Assolutamente no. La politica non si è dimenticata delle
categorie professionali, sono stati solo i problemi contingenti, primo
tra tutti la crisi finanziaria, a ritardare questo problema.
D. E ora è il momento giusto?
R. Sì, ora il momento è giusto per una riforma complessiva delle
professioni che proceda in modo organico e non per settori. La proposta
di legge che ho presentato potrebbe essere un buon testo di partenza.
D. Quali sono i punti principali?
R. Sono sostanzialmente due: il primo, accentrare il controllo e la
gestione delle professioni agli ordini. Il secondo, rendere all’utenza
e quindi ai cittadini un servizio più efficiente, più professionale e
più idoneo. Questi due elementi possono essere quelli trainanti per
portarci in Europa e nel mondo.
D. Uno dei passaggi più importanti della proposta per le categorie
tecniche è l’unificazione dei geometri, periti industriali e agrari
nell’ordine dei tecnici laureati per l’ingegneria. Una soluzione che
però nel passato si è scontrata con le resistenze degli ingegneri tanto
che il relatore di quella proposta, l’onorevole Pierluigi Mantini,
dovette modificare la denominazione. Un ostacolo non facile da
superare
R. Io vorrei spiegare agli amici ingegneri che nel cercare di difendere
la propria posizione si rischia, spesso, di essere travolti dalla
modernità. E se pensano di continuare a difendere il proprio spazio si
troveranno davanti a una concorrenza sfrenata. Questo invece può essere
un tentativo per cercare di rimanere in Europa.
D. Quindi?

R. Quindi gli ingegneri dovranno fare di necessità virtù e smettere di
opporre resistenza come spesso capita davanti alle novità.
D. Del resto, c’è un precedente a cui potrebbero guardare che è quello
dei dottori commercialisti e dei ragionieri.
R. Certo. L’albo unico sembrava una cosa impossibile e invece, a parte
i nodi da sciogliere per le casse di previdenza, le due categorie
convivono perfettamente e hanno un registro ad esaurimento per i non
laureati.

D. Un esempio valido anche per le professioni tecniche?
R. Sì, soprattutto perché ci sono attività che resteranno di pertinenza
delle lauree specialistiche e altre accessibili ai laureati triennali.
Questo vuol dire nessun problema di sovrapposizione di competenze. Non
vedo questa resistenza che mi sembra non consona ai nostri tempi e alla
necessità di modernizzare i sistemi.
D. La proposta di legge prevede il riconoscimento delle associazioni
rimettendo in gioco il noto sistema duale avverso da entrambe le parti
ordini e associazioni. Non era forse meglio affrontare un problema alla
volta?
R. Ma così avremmo fatto una riforma a metà, mentre penso sia opportuno
e necessario in questo momento regolamentare le due realtà.
D. Questo però potrebbe portare ancora una volta a rallentare il
processo di riforma o a bloccarlo del tutto.
R. Se gli ostacoli fossero tali da appesantire l’iter della riforma
degli ordini sarei anche disposto a fare un passo indietro. Ma spero
sia passato un tempo adeguato per verificare se
ci sono le condizioni per un ripensamento. A quel punto ne prenderei
atto nel dibattito parlamentare e procederei solo per una riforma delle
professioni regolamentate.
D. Che tempi prevede e cosa succederà ora?
R. La prima cosa che farò è verificare con il governo se ha intenzione
di presentare una sua autonoma proposta. In quel caso si attenderà la
presentazione di un disegno di legge governativo a cui abbinare tutte
le altre proposte depositate in parlamento. Se invece il governo
dovesse avere tempi troppo lunghi a quel punto chiederei di
calendarizzarla in parlamento e metterla poi all’ordine del giorno. E
sono sicuro che entro la fine di questa legislatura le faremmo vedere
la luce.
(Tratto da Italia Oggi)