Secondo il Ministro Renato Brunetta gli Enti locali bloccherebbero “il progetto per ragioni di puro potere”. In un’intervista a La Stampa, Brunetta parla del progetto di vendita delle case degli Istituti autonomi delle case popolari agli inquilini, con un mutuo a tasso agevolato. Il potere di cui parla Brunetta, riferendosi agli Enti locali ”nessuno escluso” e’ un potere ”di governare le persone, subordinandole al loro condizionamento politico”, aggiunge. Il progetto, secondo il ministro avrebbe il vantaggio di far diventare proprietari di case circa un milione di inquilini e ”rafforzerebbe la tendenza delle famiglie a spendere e investire”, puntando sulle ristrutturazioni. Il prezzo delle abitazioni andrebbe stabilito ”sulla base del rendimento effettivo che oggi ha per gli istituti proprietari” e gli introiti potrebbero essere usati per ridurre il debito pubblico o costruire nuovi alloggi ”per chi l’appartamento non se lo puo’ davvero permettere”. Dal canto suo, però, il sottosegretario alle Infrastrutture Mario Mantovani precisa che “non c’e’ nessun piano del governo di dismissione del patrimonio immobiliare. Ne’ potrebbe esserci”. “C’e’ l’art.13 della legge 133 del 2008 che da’ indicazioni alle Regioni per un’alienazione con criteri che tengano conto anche del reddito – ha detto Mantovani – ma si tratta di moral suasion, non ha carattere di vincolo. Quasi tutte le Regioni pero’ hanno impugnato quella norma, altre ci stanno ragionando. No, – conclude il sottosegretario – che io sappia non c’e’ nessun piano del governo di dismissione del governo di alloggi popolari”. L’articolo della legge 133 cui fa riferimento il sottosegretario si riferisce a misure per la valorizzazione del patrimonio pubblico, con la finalita’ di ”valorizzare gli immobili residenziali costituenti il patrimonio degli Istituti autonomi per le case popolari e di favorire il soddisfacimento dei fabbisogni abitativi”. Nel provvedimento citato, si fa riferimento alla conclusione di accordi, entro sei mesi dall’approvazione ”con regioni ed enti locali aventi ad oggetto la semplificazione delle procedure di alienazione degli immobili di proprieta’ dei predetti istituti”. Ma, come spiega Mantovani, ”quasi tutte le Regioni hanno impugnato al Tar quella norma”.
L’ipotesi ha comunque suscitato subito la reazione del Sunia- ”Dopo la bocciatura anche da parte delle Regioni amiche del precedente analogo piano di vendita di tutto il patrimonio pubblico, il Governo non puo’ vantare neanche una casa da dare ai cittadini soggetti a sfratto che non possono accedere al mercato”. E’ quanto afferma il segretario generale del Sunia, Luigi Pallotta giudicando ”impossibile da realizzare” un eventuale piano di dismissioni da parte del governo, ipotesi comunque gia’ smentita dallo stesso sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Mario Mantovani. Un progetto che sarebbe comunque ”completamente sbagliato – ribadisce Pallotta – perche’ le competenze in materia sono delle Regioni e perche’ non produrrebbe nessun effetto a sostegno dei ceti piu’ deboli che, anzi, si vedrebbero gravati dal peso economico della manutenzione di un patrimonio fatiscente”. Per quanto riguarda i 5.000-6.000 alloggi che sarebbero realizzati a breve – prosegue Pallotta in una nota – giova ricordare ancora una volta che si parla di una parte di soldi stanziati dalla finanziaria per il 2008 e bloccati da oltre un anno dallo stesso Governo per dirottarli su questo fantomatico e sempre piu’ confuso piano casa”. Per il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi Il Piano Casa che il governo si prepara a varare "potrebbe avere effetti di stimolo" per l’economia, ma ha avvertito che la complessità della materia, la presenza di competenze concorrenti fra Stato e regioni, la necessita’ di congegnare l’intervento in modo da preservare ambiente naturale ed equilibrio urbanistico ne rendono pero’ incerta la portata da un punto di vista congiunturale".
Nella giornata del 17 marzo incontro fra il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi “Con il Capo dello Stato ci siamo trovati assolutamente concordi. Facciamo un Dl o una aggregazione ad un decreto legge gia’ in corso e poi una legge quadro sull’edilizia che affidiamo ad un Disegno di legge delega". Cosi’ Silvio Berlusconi traccia il percorso del "Piano casa" e parla dell’incontro tenutosi al Quirinale
Il governo resta quindi intenzionato a proporre per decreto legge alcune norme del piano casa anticrisi in fase di elaborazione. Il premier Silvio Berlusconi ha ascoltato le osservazioni del presidente della Repubblica, ha fornito chiarimenti e si e’ riservato di approfondire le questioni piu’ delicate. Una riflessione che comunque porta il governo a rinviare di qualche giorno il varo del piano che era stato annunciato per venerdi’:
Il confronto al Quirinale, definito da fonti del Colle ”sereno e approfondito”, si e’ svolto a margine del pranzo di lavoro al quale, oltre al premier, hanno partecipato numerosi ministri, per discutere com’e’ consuetudine alla vigilia dei vertici europei, delle questioni sul tappeto. L’incontro è stato dedicato ai temi in agenda al prossimo Consiglio Europeo di Bruxelles e al G20 in programma a Londra il prossimo 2 aprile, ma subito dopo il pranzo, Berlusconi ha colto l’occasione per parlare del piano casa su cui c’è già stato un primo giro di tavolo, venerdi’ scorso, in Consiglio dei ministri. L’ipotesi su cui si ragiona prevede la possibilità di sdoppiare il provvedimento in un decreto legge, con le misure urgenti per rilanciare il settore dell’edilizia, e un disegno di legge contenente le parti più controverse da discutere in Parlamento. Il problema piu’ delicato emerso nel dibattito politico riguarda proprio il raccordo fra queste due parti, le misure straordinarie per aprire in tempi brevi nuovi cantieri, da rendere subito effettive in forza del decreto legge, e le ricadute di queste misure sulla normativa vigente in materia di autorizzazione dei lavori edilizi. Ogni volta che si interviene su una materia con un decreto legge, fra gli altri problemi, nasce quello degli effetti che esso produce nel breve termine e che devono essere sanabili nel caso che il provvedimento non dovesse essere convertito in legge entro sessanta giorni e dovesse percio’ decadere. Il modo più sicuro di superare questo problema e’ quello di cambiare la legge esistente con un’altra legge. Un altro aspetto riguarda la sussistenza dei criteri di necessità e urgenza previsti dalla Costituzione e il rispetto di altri profili costituzionali, dei quali si fa garante il capo dello Stato firmando il provvedimento del governo. In questo caso, uno dei punti piu’ delicati emersi dal dibattito politico riguarda la salvaguardia delle competenze delle Regioni: una questione e’ ben presente al governo. La scorsa settimana Berlusconi ha infatti assicurato una consultazione preventiva delle Regioni prima di varare il piano.
Il confronto al Quirinale, definito da fonti del Colle ”sereno e approfondito”, si e’ svolto a margine del pranzo di lavoro al quale, oltre al premier, hanno partecipato numerosi ministri, per discutere com’e’ consuetudine alla vigilia dei vertici europei, delle questioni sul tappeto. L’incontro è stato dedicato ai temi in agenda al prossimo Consiglio Europeo di Bruxelles e al G20 in programma a Londra il prossimo 2 aprile, ma subito dopo il pranzo, Berlusconi ha colto l’occasione per parlare del piano casa su cui c’è già stato un primo giro di tavolo, venerdi’ scorso, in Consiglio dei ministri. L’ipotesi su cui si ragiona prevede la possibilità di sdoppiare il provvedimento in un decreto legge, con le misure urgenti per rilanciare il settore dell’edilizia, e un disegno di legge contenente le parti più controverse da discutere in Parlamento. Il problema piu’ delicato emerso nel dibattito politico riguarda proprio il raccordo fra queste due parti, le misure straordinarie per aprire in tempi brevi nuovi cantieri, da rendere subito effettive in forza del decreto legge, e le ricadute di queste misure sulla normativa vigente in materia di autorizzazione dei lavori edilizi. Ogni volta che si interviene su una materia con un decreto legge, fra gli altri problemi, nasce quello degli effetti che esso produce nel breve termine e che devono essere sanabili nel caso che il provvedimento non dovesse essere convertito in legge entro sessanta giorni e dovesse percio’ decadere. Il modo più sicuro di superare questo problema e’ quello di cambiare la legge esistente con un’altra legge. Un altro aspetto riguarda la sussistenza dei criteri di necessità e urgenza previsti dalla Costituzione e il rispetto di altri profili costituzionali, dei quali si fa garante il capo dello Stato firmando il provvedimento del governo. In questo caso, uno dei punti piu’ delicati emersi dal dibattito politico riguarda la salvaguardia delle competenze delle Regioni: una questione e’ ben presente al governo. La scorsa settimana Berlusconi ha infatti assicurato una consultazione preventiva delle Regioni prima di varare il piano.
Il Presidente della regione Lazio, Piero Marrazzo, avverte “il piano casa il governo non lo faccia con un decreto legge perche’ questo aprirebbe una frizione tra lo Stato e le Regioni”. “La semplificazione– ha spiegato Marrazzo – è un tema sul quale siamo d’accordo con il governo, le regioni sono pero’ convinte che questa materia sia di loro specifica competenza, il governo deve limitarsi a dare delle indicazioni di criteri generali e lo deve fare con gli strumenti adeguati, non lo faccia con un decreto legge”.
Ancora più duro il commento del Presidente della Toscana: “se il decreto sarà scritto sulla base delle anticipazioni che abbiamo letto, non adotteremo questo piano casa, visto anche che sara’ lasciata liberta’ alle regioni di adottarlo”, ha detto il presidente della Regione, Claudio Martini. “mi sembra un provvedimento di deregulation e di decadimento di tutte le regole e dai benefici ben scarsi anche per il settore dell’edilizia”. “Nelle leggi regionali – prosegue Martini – ci sono gia’ gli strumenti per i cittadini che vogliono adeguare le loro abitazioni, ma per fare questo non c’e’ bisogno di smontare i piani urbanistici ed edilizi. Stiamo parlando di un provvedimento, quello del governo, di cui abbiamo letto solo le anticipazioni sui giornali. Non c’e’ stato ancora nessun incontro tra governo e regioni, ed e’ bizzarro, considerato che poi si chiede alle regioni di essere gli enti che attuano le direttive. Mi sembra che in tempi di discussione sul federalismo, e’ un non senso che le regioni vengano trattate così. Se si vuol dare una mano all’edilizia – conclude il presidente della Regione Toscana – potremmo invece incentivare e sostenere costruzioni e ristrutturazioni di edifici con i criteri della bioedilizia e dell’efficienza energetica”.
E dal Governo, dopo il clamore dei giorni scorsi, arrivano precisazioni sui tempi: “non c’e’ uno slittamento ma venerdi’ il presidente del Consiglio sarà impegnato nel vertice europeo di Bruxelles, quindi è legittimo pensare che si andrà alla prossima settimana”,spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti. Il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, ha confermato poi che “il presidente del Consiglio ha detto che una parte” del piano casa ”verra’ attuata con decreto legge e una parte con un disegno di legge. Sempre pero’ – ha concluso Scajola – con un confronto con le Regioni”.
Appare dunque probabile che il piano casa all’esame del Governo sarà al centro di un confronto tra l’esecutivo e le Regioni la prossima settimana, in una Conferenza Stato-Regioni che si dovrebbe svolgere a palazzo Chigi, prima di approdare al Consiglio dei ministri. Secondo le agenzie di stampa la riunione potrebbe essere convocata nelle prossime ore. E "un incontro urgente, prima dell’approvazione in Consiglio dei Ministri, del ‘Piano Casa’, è stato chiesto anche dal Presidente dell’Anci, Leonardo Domenici.