Dentro di voi c’è la miglior cultura professionale di questo Paese: abbiate la capacità di ridisegnare la vostra posizione». La mano tesa del Ministro per la p.a. e l’innovazione Renato Brunetta arriva ai professionisti durante il convegno nazionale, organizzato proprio da Federprofessionisti Udine. Una mano tesa che parte dalla volontà del ministro di produrre una Pa che funzioni, affinché i cittadini non paghino due volte – l’inefficienza del pubblico e poi il “rimedio” del professionista –: una richiesta, dunque, ai professionisti a proporre una rivisitazione del proprio ruolo, delle loro capacità e della loro esperienza, in un sistema pubblico che funzioni. E Fedeprofessionisti Udine, proprio con l’obiettivo di aprire un dibattito sulle professioni intellettuali, troppo lungamente trascurate dalle decisioni della politica economica, ha promosso l’incontro dal titolo “I professionisti e la nuova economia”, ossia le professioni all’interno dei rinnovati assetti che la crisi globale ha portato sull’economia reale e sulla società. E che si è snodato sulle analisi di Gianpaolo Prandstraller, ordinario di sociologia all’Università di Bologna e studioso delle professioni intellettuali; Giorgio De Rita, amministratore delegato di Nomisma Spa; e Massimiliano Pittau, direttore del Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri. Ad aprire il dibattito, l’ospite della manifestazione, il presidente di Federprofessionisti Udine, Romeo La Pietra. «Una riforma delle professioni non è più derogabile – ha detto –, a partire dal ripristino dei minimi tariffari, indebitamente abbattuti, per una salvaguardia della qualità delle prestazioni. Perché se i professionisti hanno un peso notevole nell’economia italiana a livello quantitativo, la cosa più importante è la qualità del loro lavoro. I professionisti operano in settori come la sicurezza, la salvaguardia ambientale, l’innovazione, ambiti talmente importanti che sono normati dalla costituzione e riguardano simmetricamente diritti fondamentali dei cittadini. Ebbene, in un momento di difficoltà come l’attuale, non solo veniamo trascurati, ma addirittura attaccati, a partire dalle critiche ideologiche e senza riscontro di dati da parte dell’Antitrust. Ancor più grave in un momento di difficoltà come questo, giacché peraltro, a differenza di altri soggetti, per noi non esistono ammortizzatori sociali». Oggi, ha proseguito La Pietra, «tutti chiedono riforme. Noi le chiediamo da 15 anni, ma non le abbiamo mai ottenute. Forse è meglio così, perché altrimenti, alla luce di questa crisi, ora sarebbero già vecchie. Oggi però si aprono nuove sfide, che sapremo superare colo con strumenti legislativi nuovi, che reinterpretino i valori che ci appartengano». Se l’intervista al ministro, curata dal direttore del Messaggero Veneto Andrea Filippi, è stata a tutto campo, dalla produttività della Pa, alla specialità delle regioni, alla crisi economica che sta pesando soprattutto su aziende, lavoratori autonomi e professionisti, alle riforme, all’uso delle tecnologie, a precederlo sono stati gli interventi dei relatori. Il primo a prendere la parola è stato Prandstraller. «Senza medici, avvocati, architetti, ingegneri, non si ha alcuna civiltà avanzata – ha detto –. Siamo di fronte a un exploit dei servizi, diventati sofisticati e personalizzati. In questa situazione di avanzamento quaternario, cioè il terziario evoluto dei servizi, il marketing assume una micidiale importanza. Anche le professioni devono saper entrare nel circuito dei mezzi di comunicazione, devono avere possibilità di mobilitazione». E le professioni nel momento di crisi? «In questi ultimi 10 anni – ha spiegato –, le figure professionali hanno assunto un valore immenso. L’Italia non diventerà un Paese avanzato senza un rinnovo delle professioni e l’abbraccio alla ricerca e al mondo dell’università». De Rita è partito proprio dalla crisi, «una crisi multistrato, per cui c’è una soluzione che risolva il problema di tutte le categorie, e una crisi radicalmente diversa di quelle degli ultimi 100 anni». Che cosa fare per uscire dalla crisi, dunque? «Oggi la competenza professionale, l’esperienza, vede i professionisti al centro – ha spiegato –. Però, bisogna saper fare innovazione, mettere al centro la multidisciplinarietà delle professioni, bisogna sapersi confrontare. Inoltre, essere tanti e piccoli non dev’essere visto come una condizione limitativa, ma si deve avere la capacità, anche nel piccolo, di dialogare con i processi globali. Le professioni, infine, devono riavvicinarsi e ridiventare protagoniste delle decisioni pubbliche rilevanti. Bisogna, cioè, stare dentro al dibattito sulle decisioni pubbliche». Massimiliano Pittau è infine ritornato sul tema dell’Antitrust, riprendendo la forte critica espressa già dal presidente La Pietra. «L’autorità garante ha presentato in aprile un’indagine sulle professioni, sugli ordini – ha detto –. Ebbene, 133 pagine senza un numero: una posizione fortemente ideologica, senza il riscontro obiettivo delle cifre». Pittau ha poi messo a confronto la ricerca dell’Institut für Hönhere Studien, sull’impatto economico della regolamentazione nel campo delle professioni intellettuali in Europa. Da questo quadro emerge che in Italia, pur presentando l’indice generale di regolamentazione dei servizi tecnici più elevato tra i 15 stati membri analizzati, queste non sono limitative all’ingresso di nuovi operatori nel mercato, come invece sostenuto dall’Antitrust, e pure che la presenza dei minimi tariffari non incide sui livelli di remunerazione di ingegneri e architetti, che risultano peraltro avere il reddito più basso d’Europa.
Brunetta ai professionisti: «Diventiamo alleati»
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Data:
3 Giugno 2009